Ci lascia Piero Ratti, una vita in Gazzetta raccontando sci e ciclismo

Addio Piero Ratti. Un grave lutto ha colpito la famiglia della Gazzetta dello Sport. È morto a Galbiate, in provincia di Lecco, dove si era trasferito dopo essere andato in pensione, il più anziano giornalista della Gazzetta. Ratti aveva 92 anni, fu un inviato e una storica firma di ciclismo e dello sci: d’inverno si occupava delle gare di sci alpino e poi di sci di fondo, mentre d’estate seguiva tutto il mondo delle bici.
UNA VITA IN ROSA
— Giornalista professionista dal 1954, era entrato in Gazzetta quando ancora la sede era in via Galilei a Milano, dopo le corrispondenze da Genova. Ha seguito i grandi eventi dello sport. C’era ai Giochi invernali di Sarajevo. Un giornalista d’altri tempi, carattere mite, un tipo colto e molto ironico, penna fine nel raccontare per oltre trenta anni dalle colonne della Rosea le grandi imprese dei campioni. Ratti prestava molta attenzione ai gregari del ciclismo, le loro storie apparentemente minori, e agli sciatori della fatica: fu tra i primi a seguire tutta l’epopea dei primi grandi successi del fondo contro gli scandinavi sino agli anni della Belmondo e della Di Centa. Ci metteva sempre tanta passione ed entusiasmo: non volle perdersi neanche i Mondiali di Ramasu ‘99, sotto un’incredibile nevicata e nonostante avesse le stampelle. Amava raccontare tanti aneddoti legati a una Gazzetta fatta da pionieri.
FUNERALI
— Si è spento serenamente. Lascia la moglie Vlasta, arrivata dalla Cecoslovacchia e che lo incuriosì anche per il suo lavoro manageriale sui campioni di tennis come Ivan Lendl, e i figli Lucia e Paolo con la nipote Valentina Ginevra. I funerali si svolgeranno martedì alle 10.30 nella chiesa di San Giovanni Evangelista.