Giro d’Italia 2022: percorso, tappe e altimetrie. Il via da Budapest

È la giornata più dura del Giro, con 5250 metri di dislivello. Partenza subito in salita in Valsabbia, la zona dov’è cresciuto Sonny Colbrelli, fino alla prima salita: il Crocedomini, 19,9 km con 1228 metri di dislivello, media 62,% e max 12%. Non si affronta dal Giro 1998, il duello Pantani-Tonkov. Quindi discesa in Val Camonica, si passa da Edolo e quindi a Monno si affronta il Mortirolo dal versante di Monno: è il primo dei sei lati del Mortirolo a essere stato scalato al Giro, 1990, primo il venezuelano Leonardo Sierra. La salita misura 12,6 km al 7,6% medio, e punte del 16% a 2 km dalla vetta, quando si incrocia il versante che sale da Mazzo. Mortirolo è la vetta dei morti, del sangue, dei combattimenti. Quest’area della Valtellina, nel corso dei secoli, è sempre stata strategica nel passaggio dall’Italia verso la Svizzera. Che voleva dire dal ducato di Milano ai Grigioni, dalla Repubblica di Venezia verso l’impero tedesco, dall’impero asburgico verso il Regno d’Italia. Oppure il brigantaggio a danno delle diligenze che si muovevano verso nord. Qui hanno combattuto Carlo Magno e i longobardi, Napoleone, i garibaldini. Discea su Grosio, poi tutta la vallata da Tirano all’Aprica lungo i vigneti dello Sforzato, il vino rosso orgoglio di questa terra: ci sono 2500 km di muretti a secco nei vigneti, è l’agricoltura eroica perché fatta ancora tutta a mano, si lavora a piedi, nelle vigne i trattori non passano. La tappa è dedicata proprio a questa eccellenza enogastronomica italiana: si chiama Sforzato Wine Stage. Prima di Aprica, l’ultima difficoltà: il valico di Santa Cristina, 13,5 km con 1078 metri di dislivello, pendenza media 8% e punte del 13%, che collega le due valli. Dalla vetta, 7 km per arrivare all’Aprica, nobile stazione sciistica che accoglie il Giro per la decima volta. La prima esattamente 60 anni fa: era il 3 giugno 1962 quando Vittorio Adorni vinse la Moena-Aprica. Aspettatevi i fuochi d’artificio. Chi è in rosa all’Aprica molto probabilmente lo sarà anche domanica 29 all’Arena di Verona.
17ª TAPPA: 25 MAGGIO **
Tappa di montagna da 3730 metri di dislivello divisa in due parti. Partenza all’insù verso il Passo del Tonale, seguita da un tratto di oltre 70 km sempre in discesa attraverso le valli di Sole e di Non. Superato l’Adige, si scala la salita di Palù di Giovo, il paese della famiglia Moser, passando nella Valle di Mocheni per raggiungere Pergine Valsugana. Le due salite finali sono il Valico del Vetriolo (11,8 km al 7,7%) e il Menador (7,9 km al 9,9%, max 15%), con tratti stretti, gallerie intagliate e pendenze sempre oltre il 10%. Dalla vetta mancheranno 8 km all’arrivo.
18ª TAPPA: 26 MAGGIO *
L’ultima volata per i velocisti superstiti. La tappa congiunge la Valsugana con la pianura veneta attraverso il passaggio delle Scale di Primolano, unica asperità assieme al Muro di Ca’ del Poggio. Si arriva quindi a Treviso attraverso strade rettilinee generalmente larghe. A Treviso la corsa affronta un circuito di circa 11 km da ripetere una volta: l’ultima curva è a 1200 m dal traguardo.
19ª TAPPA: 27 MAGGIO **
Il Friuli regala al Giro altre due località inedite, in questo cammino che ha portato la Regione a usare la piattaforma della corsa rosa per la valorizzazione turistica del territorio. Basta considerare che cosa è diventato il Monte Zoncolan in Carnia dalla prima scalata nel 2003. Qui si parte dai casoni di Marano Lagunare per risalire tutta la Bassa friulana fino alle colline moreniche udinesi tra Fagagna e Majano. Attraversata Buja, si raggiungono le Prealpi Giulie con le Grotte di Villanova (salita breve e impegnativa) seguite dal Passo di Tanamea. Sconfinamento in Slovenia dal valico di Uccea, che porta direttamente a Kobarid (Caporetto). Inizia lì il Monte Kolovrat, 10,3 km al 9,2% medio, con punte del 15%: una salita inedita, molto dura. Attenzione. Rientro in Italia interamente dentro il bosco, caratterizzato dal susseguirsi ininterrotto di curve. Da Cividale del Friuli si attacca la salita finale che porta al Santuario di Castelmonte: 7,1 km al 7,8%, con punte del 14% poco prima della metà salita.
20ª TAPPA: 28 MAGGIO *****
Ultimo durissimo arrivo in salita del Giro dopo una giornata da 4490 metri di dislivello. Partenza da Belluno con una breve deviazione lungo la valle del Piave tra Sedico, Santa Giustina e Sospirolo. Si entra quindi nella valle del Cordevole che si risale attraverso Agordo e Cencenighe. Inizia lì il trittico di salite finale con il Passo San Pellegrino (10 km a 6,6%),, versante bellunese di Falcade, seguito dal Passo Pordoi (Cima Coppi) a 2239 metri (11,8 km al 6,8%), e infine dalla Marmolada-Passo Fedaia: sono 14 km al 7,6% medio e punte del 18% dopo Malga Ciapela. Il traguardo è a quota 2057 poco prima dei laghetti e del tunnel che porta a Canazei. La Marmolada è un altro luogo di sofferenza. Quando i ciclisti si avvicinano a questo gigante tra Trentino e Alto Adige, dal terreno sbucano le trincee della prima guerra mondiale. Scavate nella roccia, ambiente inospitale, confine tra i due eserciti: italiano e austriaco. Quei 2800 metri tra Malga Ciapela e la Capanna Bill hanno una media dell’11,8% e sono il tratto più duro dell’intero Giro, con pendenze del 18%. Anche perché la strada è dritta, senza curve, alzi gli occhi e la montagna è lì, che ti domina. Gli ultimi 6 km sembrano interminabili, così come il rettilineo finale che costeggia la pista da sci. La tappa sarà l’omaggio sincero di uno sport popolarissimo a questa zona del Veneto innamorata della bicicletta e devastata tre anni e mezzo fa dalla tempesta Vaia. L’ultima volta, nel 2008, la carovana del Giro era passata attraverso i Serrai di Sottoguda, un luogo incantato e fiabesco, con le pareti di pietra a picco sulla strada: dal 2018, purtroppo, non esistono più, spazzati via dall’acqua e dal fango.
21ª TAPPA: 29 MAGGIO ***
Per la quinta volta, l’Arena di Verona ospiterà il gran finale del Giro d’Italia. Dopo Giovanni Battaglin 1981, Francesco Moser 1984, Ivan Basso 2010 e Richard Carapaz 2019, il re della corsa rosa si infilerà la maglia color Gazzetta nell’anfiteatro romano della città di Romeo e Giulietta. La cronometro ricalca il Circuito delle Torricelle (quello dei Mondiali di Verona, ma in senso antiorario) con vialoni rettilinei e molto larghi; poi si sale per 4,5 km al 5%. Quindi 4 km di discesa e gli ultimi 3 km lungo le vie cittadine. Il tempo finale viene preso in piazza Bra prima dell’ingresso nell’Arena.
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